Colonia latina di Cosa

La colonia latina di Cosa fu costruita dai Romani subito dopo la conquista di Vulci e Roselle, nel 273 a.C. su un promontorio strategico per il controllo della rotta tirrenica che proprio in quel periodo acquistava un valore di primo piano nella politica espansionistica di Roma. L’investimento fu consistente perché non si limitò alla fondazione di una piccola città con forti connotati di controllo militare della viabilità terrestre e del traffico via mare. Infatti una parte consistente del territorio che prima gravitava su Orbetello, il centro etrusco da cui Cosa potrebbe aver tratto il nome, fu intensivamente coltivato a vigneti e drenato mediante sistemi di canali (centuriazione) che costituivano anche la base per la delimitazione delle proprietà terriere. Ai piedi della collina era un primo approdo sul versante nord, di cui abbiamo notizia però solo nel medioevo e che sembra utilizzato nel periodo di guerre fra V e VI secolo d.C. Dalla parte opposta era invece una altro approdo che fu scelto per la realizzazione del porto principale.

La città era così legata alla sua primitiva funzione di centro fortificato di controllo delle rotte e di un territorio appena conquistato che il radicale cambiamento di scenario geopolitico di Roma capitale di un impero globale minarono seriamente la possibilità di crescita. La successiva crisi dell’economia italica e l’emergere delle province furono il secondo duro colpo da cui la città non si riprese. Sebbene ancora nel III secolo d.C. siano attestate funzioni urbane e l’eco della presenza di una civitas (città) rimanga per tutto il medioevo nella documentazione scritta, la città fu un modesto nucleo abitato che fra V e VI secolo tornò ad avere un forte ruolo militare nel sistema dei punti di approvvigionamento dell’esercito imperiale e poi delle truppe bizantine durante le fasi della guerra gotica (536-553) e della conquista longobarda (569-593).  Nel corso del medioevo la presenza di un abitato di capanne di legno (peraltro tipico di tutta l’architettura europea del tempo) e poi di un castello testimoniano la continuità di frequentazione della collina di Cosa almeno fino al XV secolo. Tuttavia un elemento da tenere in considerazione è il cambio di nome da Cosa ad Ansedonia che è avvenuto prima del IX secolo, quando è attestato, e che sembra da mettere in relazione con il Latino ad sitonia, cioè magazzini di grano imperiali. La perdita dell’antico nome, ma non della memoria del distretto amministrativo che da quella città dipendeva, è un fenomeno non molto comune. Esso attesta comunque una cesura netta delle funzioni.

Gli scavi non hanno interessato tutto il centro urbano. Tuttavia, grazie a restauri occorsi negli anni, oggi è possibile fruire di una serie di elementi chiave della città romana. Il primo è proprio il punto di accesso, la porta nord del circuito murario romano, detta porta fiorentina. Da qui attraverso la città si possono vedere i lotti di abitazioni pianificate con l’impianto della colonia e si può giungere al museo archeologico nazionale, realizzato su una di queste case, quindi alla sommità della collina dove fu edificato il tempio dedicato alla triade capitolina. Questo monumento fu trasformato in fortezza durante il periodo di guerre fra V e VI secolo d.C. Di particolare rilievo è l’area del foro con la basilica, che nel VI secolo fu trasformata in chiesa durante la fase bizantina. Anche gli altri edifici pubblici tipici delle città romane si affacciavano sul foro. E come la basilica subirono trasformazioni durante la fase bizantina. Le fasi più recenti sono invece di difficile lettura per i non addetti ai lavori. Merita una visita particolare la cosiddetta domus dello scheletro per lo scheletro umano rinvenuto all’interno della cisterna.